Africa

Nel mio lavoro in alcuni dei paesi africani più interessati dalle attività industriali di estrazione e produzione delle materie prime, mi sono avvicinato ad alcune realtà segnate più di altre da un forte impatto sul territorio e sulle sue risorse.

Dai vari progetti di Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR) all’operosità di molte ONG e associazioni, negli anni si è mirato a sostenere in vari modi le popolazioni locali spogliate delle loro risorse naturali. Il settore della cooperazione internazionale allo sviluppo da decenni raccoglie e investe denaro in queste aree (oggi anche attraverso finanziamenti privati), portando benefici e sostenendo persone e progetti. In alcuni casi ha anche alimentato circoli viziosi basati su dinamiche assistenzialistiche con le quali l’aiuto internazionale rischia di diventare una consuetudine che lascia poco spazio allo stimolo locale. Per governi e istituzioni la sfida è dunque progettare sistemi economici sostenibili e soprattutto alternativi allo sfruttamento intensivo delle risorse e alla loro frequente esportazione verso altri Paesi. Un ruolo chiave è svolto dai giovani: di fronte alle previsioni che vedono l’Africa raddoppiare entro pochi anni la propria popolazione (metà della quale avrà meno di 25 anni), quelle delle nuove generazioni sono istanze quanto mai concrete e non procrastinabili.
Alcuni osservatori evidenziano che non sempre vengono considerati gli indicatori che permetterebbero di comprendere se i progetti hanno in effetti raggiunto i loro obiettivi di miglioramento delle condizioni di vita dei residenti, specialmente nel medio-lungo periodo, ossia quando la popolazione non può più contare su programmi di assistenza allo sviluppo.

Le immagini offrono un racconto frutto di brevi e continui contatti con il continente africano, ripreso nel suo tentativo a volte disorganico di costruire sviluppo. Nonostante le tante idee diverse, le differenti progettualità, le incongruenze, i forti interessi esteri, ho voluto dare spazio soprattutto al duro lavoro che scuole, associazioni, ONG e molti volontari svolgono al fine di alleviare le disuguaglianze che colpiscono i soggetti più vulnerabili. Dalle atmosfere occidentalizzate del lungomare di Luanda alle zone rurali del Ghana, dai contesti urbani del Kenya alle colline del Ruanda, dall’Africa orientale al Sahel a contatto con periferie, sobborghi, villaggi, missioni, borghi di pescatori e contadini. Migliaia di chilometri lungo i quali ho spesso ritrovato grande entusiasmo e il vivo desiderio di costruire il proprio futuro.